di: Samuel Beckett
regia: Alfonso Santagata
con: Alfonso Santagata, Claudio Morganti, Franco Pistoni e Cos Gradilone
scene e luci: Tullio Ortolani
Milano, Teatro Arsenale, 16 febbraio 1990
Finale di Partita è la parodia dello strazio, lo strazio del teatro. Non posso tirarmi indietro bisogna affrontarlo. Non ho mai pensato di misurarmi con un autore, ma piuttosto all’affronto. Crudele è stare al gioco del teatro non della vita. Beckett esortato a stare al gioco risponde con la parodia. Ogni tentativo di interpretare il teatro di Beckett rimane inevitabilmente arretrato rispetto al mondo Beckett. Le sue creature sono disintegrate non esiste io, né avere, né essere, sono insensibili, inerti e prive di rassegnazione. Hamm e Clov: due cellule impazzite che contagiano le loro parrucche senza bulbi, i loro vestiti rumorosi come fosse ferraglia. Finale di Partita è il nome di qualcuno? Due individui che non vedono l’ora di uscire: per poi rientrare subito in qualche modo. Finale di Partita è una reazione alla comicità, all’incongruenza ideologica. La miseria di Hamm e Clov è la miseria della filosofia. Condannati ad apparire con i loro giochi tremendi, strappati al flusso della schizofrenia, continuano a pensare: “che le cose potrebbero andare anche peggio”. La vera partita dove hanno scommesso tutto quello che avevano e tutto quello che pensavano, anche i loro ideali, è già accaduta: l’hanno giocata molti anni fa, è stata una partita memorabile, indimenticabile, che Hamm e Clov continuano a ripetere ogni sera. La loro insensatezza senza mai un significato è lo spavento che diventa il loro teatro; è come un guanto: rivoltano i loro corpi e i loro sentimenti decapitati e perturbati. Costretti alla ripetizione come un detenuto in uno spazio – tempo obbligato che ripete la sua parte incosciente fino al delirio e continua a ripetersi in ogni istante “qualcosa sta seguendo il suo corso”.
Alfonso Santagata