ideazione e regia: Alfonso Santagata
con: Alfonso Santagata, Blaine L. Reininger, Johnny Lodi
assistente alla regia: Chiara Senesi
artifici sonori: Gaetano Cappa
Ho pensato al profeta Isaia con un musicista, Blaine L. Reininger, non per rendere melodiose le visioni del profeta ma piuttosto per contrastarle, creare ambienti e subito dopo distruggerli: mi piacerebbe che il suo violino avesse la potenza dell’ascia e lo sguardo della compassione.
Il profeta, visionario interprete del mistero e sfigurato conoscitore dell’ignoto, come l’attore, ripete la rivelazione senza mai stancarsi e combatte con la voce e con il corpo fino allo sfinimento.
Egli non è stato consacrato da nessuno ma è colui che fa sacre le visioni e la voce e che vede la causa del proprio popolo non come fatalità ma come castigo.
Isaia si distingue per essere più vendicatore che redentore, immerso nella malattia semitica dell’assoluto: tutto ciò che è relativo è l’essenza del peccato.
Il profeta rivela che Dio è il bene e il male, scatenando l’urto tra la natura e l’uomo, il ‘tragico’.
Tra la luce e le tenebre non c’è crepuscolo – un bianco accecante e un nero spaventoso – nessuna mediazione.
Alfonso Santagata