ideazione e regia: Alfonso Santagata
con: Alfonso Santagata, Ivano Marescotti, Giovanna Pattonieri e Fabrizio Maselli
scene e luci: Tullio Ortolani
Festival di Chieri, Festival di Montalcino, estate 1988
L’alba sotto casa Steinberg si presenta come un progetto integrato di teatro e cinema, in cui i due momenti ruotano intorno alla dialettica esterno-interno. Da una parte la realtà dei rapporti fisici, dall’altra le immagini filmate dove la luce, le inquadrature, i primi piani e i particolari incarnano la dinamica sottile delle intenzioni drammatiche, lo stillicidio di un mondo di violenza, di orrore e di rivolta. L’azione oltre che su due piani si svolge su due fronti, i due lati contrapposti di una piazza. Da una parte una scena sopraelevata dove il luccichio dei punti luminosi sulla carta topografica di una città scandisce le chiamate di una centrale radio-taxi, che colloca l’evento in una metropoli notturna. Sullo stesso lato uno schermo dove lo stesso contesto viene riproposto attraverso il percorso di un taxi e la comunicazione con la centrale introduce il nome del signor Steinberg: un uomo che deve essere condotto al mare prima dell’alba con una prostituta. Sul lato opposto, il taxi che arriva ad un portone dove si realizza una partitura di dialoghi tra il tassista, la prostituta e il signor Steinberg al citofono, che si rifiuta di scendere mentre i minuti passano e l’alba si avvicina. Dopo che i due penetrano nella casa insieme all’addetto alla centrale-taxi, il signor Steinberg appare in un filmato che viene proiettato sulla parete della casa ed emerge con tutto il peso la sua identità di capo di un movimento rivoluzionario senza né luogo né tempo. Sopraffatto dall’insieme di esperienze che hanno costituito la sua vita, si spinge dritto verso una morte enigmatica, suggellata da un colpo di pistola che rimbomba nel chiuso delle mura.