ideazione e regia: Alfonso Santagata
La resa della realtà attraverso la scrittura di scena di un linguaggio che esprime l’energia del corpo e il suo pensiero è negli ultimi tempi applicata ad una sorta di ‘saga del male’, tutta giocata tra le pieghe di un contemporaneo, spettacolarizzato, a tratti grottesco, senza più limitazioni morali, in una serie di intrecci in cui sono contemporaneamente presenti paradosso, cinismo, dramma e ironia; dove il male si presenta in forme sempre più subdole:
ridicoli mostri drogati dal sogno del denaro, che vendono tutto il possibile e l’impossibile dall’aria a cimiteri sottomarini, sogni che precipitano nell’incubo;
prigionieri illusi, gaudenti che hanno seppellito la passione e l’amore, schiavi dell’apparire.
Un male senza più forma, irriconoscibile e perduto, che allibisce, senza scandalizzare.
A partire da autori quali Montesano, De Silva, Balestrini, Ferrandini, De Luca ed altri il mio nuovo progetto è di rendere in scrittura scenica questo agitato panorama di sensi e relazioni, non in chiave di commedia umana ma nel tentativo di scoprire il brulicante formicaio di questa sorta di avanspettacolo post-moderno; come opera buffa e dramma messi insieme.